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Santi dell'8 Settembre

Il mio Santo > I Santi di Settembre

*Beati 22 Martiri di Nagasaki (8 Settembre)

Scheda del gruppo a cui appartengono:“B. M. Giapponesi Beatificati nel 1867-1989-2008”
+ Nagasaki, Giappone, 8 settembre 1628
Martirologio Romano:
A Nagasaki in Giappone, Beati Antonio da San Bonaventura, dell’Ordine dei Frati Minori, Domenico Castellet, dell’Ordine dei Predicatori, sacerdoti, e venti compagni, martiri, alcuni dei quali laici e molti bambini: tutti subirono il martirio per Cristo con la spada o sul rogo.

(Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Beati 22 Martiri di Nagasaki, pregate per noi.

*Beato Adamo Bargielski - Sacerdote e Martire (8 Settembre)
Scheda del gruppo a cui appartiene: “Beati 108 Martiri Polacchi”
Kalinowo, Polonia, 7 gennaio 1903 – Dachau, Germania, 8 settembre 1942
Il Beato Adamo Bargielski, sacerdote diocesano, nacque a Kalinowo (Lomza) il 7 gennaio 1903 e morì a Dachau, Germania, l'8 settembre 1942.
Fu beatificato da Giovanni Paolo II a Varsavia (Polonia) il 13 giugno 1999 con altri 107 martiri polacchi.

Etimologia: Adamo = nato dalla terra, dall'ebraico
Martirologio Romano: Vicino a Monaco di Baviera in Germania nel campo di prigionia di Dachau, Beato Adamo Bargelski, sacerdote e martire, che, durante la guerra, si consegnò spontaneamente ai nemici della fede al posto del suo parroco e, dopo aver patito in carcere crudeli torture, raggiunse invitto la gloria eterna.
(Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Beato Adamo Bargielski, pregate per noi.

*Santi Adriano e Natalia - Sposi e Martiri (8 Settembre)
+ Nicomedia, Bitinia, IV secolo
I Santi coniugi Adriano e Natalia subirono insieme il martirio presso Nicomedia in Bitinia, ma il Martyrologium Romanum commemora in data odierna solamente Adriano, in onore del quale il Papa Onorio I tramutò in chiesa la curia del Senato Romano
Martirologio Romano: A Roma, commemorazione di Sant’Adriano, martire, che a Nicomedia in Bitinia, nell’odierna Turchia, subì il martirio e in suo onore il Papa Onorio I trasformò in chiesa la curia del Senato Romano.
L'unica notizia certa è che esisteva un culto antico e molto forte di un Adriano, martire di
Nicomedia, sia in oriente che in occidente.
II nuovo Martirologio Romano ricorda il santo in questo giorno senza commenti ulteriori.
Il resto è supposizione e leggenda.
I bollandisti e l'antico Martirologio Romano affermavano l'esistenza di due diversi Adriani di Nicomedia, entrambi morti martiri, ma in persecuzioni diverse e i cui resti vennero portati ad Argiropoli.
Quanto segue è un riassunto di questi racconti.
Si dice che un Adriano fosse un ufficiale pagano alla corte imperiale a Nicomedia.
Assistette al maltrattamento di ventitré cristiani e dichiarò che anch'egli era cristiano e voleva unirsi a loro.
Venne imprigionato.
La sua giovane moglie, Natalia, una cristiana a cui era stato sposato per tredici mesi, fu informata dell'accaduto e corse alla prigione, baciò le sue catene e lo curò.
Egli la mandò a casa, promettendole di tenerla informata.
Quando seppe che stava per essere ucciso, Adriano pagò il guardiano della prigione perché lo lasciasse andare a salutare la moglie, ma ella quando lo vide, pensando che avesse rinnegato la sua fede, gli sbatté la porta in faccia.
Egli le spiegò che gli altri prigionieri erano stati presi in ostaggio fino al suo ritorno, ed essi ritornarono alla prigione insieme.
Natalia bendò le ferite dei prigionieri e si prese cura di loro per una settimana.
Adriano fu portato davanti  all'imperatore ma rifiutò di sacrificare agli idoli, allora venne frustato e riportato in cella.
Altre donne seguirono l'esempio di Natalia, ma l'imperatore impedì loro di entrare in prigione. Allora Natalia si tagliò i capelli, indossò abiti maschili ed entrò in prigione come al solito.
I martiri furono condannati alla morte per spezzamento degli ani.
Natalia chiese che il marito potesse essere ucciso per primo, così da risparmiargli la vista dell'agonia degli altri.
Ella gli mise le gambe e le braccia nei ceppi, e rimase inginocchiata sul posto mentre il marito veniva ucciso, riuscendo a nascondere una sua mano nei vestiti.
Quando i corpi vennero bruciati, dovettero trattenerla per impedirle di gettarsi nel fuoco.
La pioggia spense le fiamme e i cristiani poterono conservare delle reliquie dei martiri, che furono portate e seppellite ad Argyropolis, sul Bosforo vicino a Bisanzio.
Un ufficiale imperiale iniziò a tormentare Natalia con offerte di matrimonio, così ella portò la mano del marito ad Argyropolis, dove morì in pace poco dopo il suo arrivo.
Ella fu considerata martire per associazione, perché il suo corpo fu seppellito con i resti degli altri uccisi. Questo racconto di chiara invenzione si dimostrò molto commovente, rendendo
Adriano un martire molto popolare in passato.
Diversi quadri ricordano in maniera raffinata, a volte splendida, la sua morte e l'intervento di Natalia.
Era il patrono dei macellai e dei soldati e veniva invocato contro la peste.
L'antico Martirologio Romano indicava il 4 marzo come il giorno della sua morte, e l'1 dicembre per quella di Natalia e l'8 settembre per il trasporto dei loro resti a Roma.
La festa comune dei santi Adriano e Natalia, martiri, era l'8 settembre.
Tuttavia un altro Adriano (5 marzo) ricordato da Eusebio come un martire di Cesarea sotto Diocleziano, a volte confuso con il primo Adriano, ha una tradizione più affidabile e molto diversa.
Si dice che sia stato ucciso a Nicomedia sotto Licinio, che fosse il figlio dell'imperatore Probo, che aveva rimproverato Licinio per le sue persecuzioni contro i cristiani.
L'imperatore ordinò che venisse ucciso.
Suo zio Domizio, vescovo di Bisanzio, seppellì il corpo nei sobborghi della città chiamata Argyropolis.
L'antico Martirologio Romano fissa la memoria di questo Adriano il 26 agosto.
Il racconto è ugualmente inaffidabile, e meno accattivante degli altri.

(Autore: Alban Butler – Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Santi Adriano e Natalia, pregate per noi.

*Beato Alano de la Roche - Domenicano Bretone (8 Settembre)
Bretagna, Francia, 1428 - Zwolle; Olanda, 8 settembre 1475
Il domenicano Alano de la Roche fu apostolo della diffusione del Rosario, preghiera mariana che lui preferì chiamare “Salterio della Vergine”.
Fissò il numero di 150 Ave Maria, divise a decadi, intercalate da 15 Pater Noster; inoltre stabilì i temi di meditazione che oggi chiamiamo “misteri gaudiosi, dolorosi, gloriosi”.
Tradizionalmente venerato come Beato in tutta Europa e nell’Ordine Domenicano, non è mai stato ufficialmente beatificato.

Etimologia: Alano = dal latino Alanus, dal nome della popolazione degli alani
Nato nel 1428 in Bretagna, entrò giovanissimo nel convento domenicano di Dinan, a 31 anni nel 1459 ebbe l’incarico di insegnare a San Giacomo di Parigi, dove aveva completato gli studi di teologia e filosofia, ma poté adempiere a questo compito solo nel 1461, perché nel 1460 era impegnato a Lilla nel tentativo di ricondurre i conventi alla regolare osservanza e si deve proprio
in gran parte ai suoi sforzi, l’adesione dei conventi domenicani di Lilla e di Parigi alla Congregazione Riformata Olandese (1464).
Oltre che a Parigi, insegnò poi a Lilla, a Douai (1464), a Gand (1468), a Rostock dove divenne maestro di teologia nel 1473.
Alano de la Roche, scrisse anche nel 1475 l’Apologia del Salterio, che dedicò al vescovo di Cluny Ferrico.
Morì a Zwolle l’8 settembre 1475 in Olanda.
Già dal 25 maggio 1476 il Capitolo domenicano olandese di Haarlem, ordinò di raccogliere gli scritti di Alano che sono tanti e che vennero pubblicati nel 1498 a Stoccolma, mentre avvenivano negli anni successivi, traduzioni in varie lingue e pubblicate in varie edizioni.
Fu un apostolo della diffusione del Rosario, preghiera mariana che lui preferì chiamare “Salterio della Vergine”, all’uso corrente della recita di 50 Ave Maria, fissò il numero in 150, divise a decadi, intercalate da 15 Pater Noster; inoltre fissò a cinque i temi di meditazione che oggi chiamiamo “misteri gaudiosi, dolorosi, gloriosi”.
In definitiva diede una regola generale a una forma di preghiera mariana già praticata; fondò nel contempo le Confraternite del Salterio della Vergine, con statuti speciali con l’intento di diffondere la devozione a Maria; la prima fu fondata nel 1470 a Douai e poi per merito dei suoi eredi spirituali Sprenger, van Sneck e Michele François, questo Movimento di pietà mariana si diffuse in tutto il mondo, ancora oggi esistono le Confraternite del S. Rosario.
Nonostante sia tradizionalmente venerato come Beato in tutta Europa e nell’Ordine Domenicano, stranamente non risulta una conferma ufficiale del culto.

(Autore: Antonio Borrelli - Fonte: Enciclopedia dei Santi)

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*Beato Antonio da San Bonaventura - Sacerdote Francescano, Martire (8 Settembre)
Schede dei gruppi a cui appartiene: - "Beati 22 Martiri di Nagasaki" - "Beati Martiri Giapponesi" Beatificati nel 1867-1989-2008
+ Nagasaki, Giappone, 8 settembre 1628
Martirologio Romano:
A Nagasaki in Giappone, Beati Antonio da San Bonaventura, dell’Ordine dei Frati Minori, Domenico Castellet, dell’Ordine dei Predicatori, sacerdoti, e venti compagni, martiri, alcuni dei quali laici e molti bambini: tutti subirono il martirio per Cristo con la spada o sul rogo.
Nato a Tuì (Galizia) nel 1588 e compiuti gli studi di filosofia all'Università di Salamanca, in questa città si iscrisse all'Ordine dei Frati Minori, facendovi la professione il 14 luglio 1605.
Nel 1608, partito con cinquantanove compagni per le Filippine, proseguì da prima i suoi studi teologici; poi, ordinato sacerdote, si applicò con tanto zelo nei ministeri, che i superiori lo considerarono idoneo per la pericolosa missione del Giappone (1618).
Il suo apostolato nei dieci anni che lo separarono dal martirio ci è così riassunto dal Commissario Generale del suo Ordine in quella terra: «Fu un operaio instancabile che guadagnò a Dio una moltitudine di anime.
Notte e giorno vegliava, confessando, battezzando, catechizzando, rialzando quelli che erano caduti per timore della persecuzione, dei quali in poco tempo ricondusse alla fede più di duemila, e parecchi di questi furono costanti fino al martirio. In tempi così difficili, in cui il cristianesimo era così vituperato e perseguitato, battezzò più di mille pagani e nei dieci anni, che durò il suo ministero, nulla poté arrestare l'ardore del suo zelo».
Denunziato, il 21 gennaio 1628, da un falso amico traditore, venne chiuso nella terribile prigione di Omura, dove ebbe agio di prepararsi con molti compagni al martirio, cui guardava come ad una festa.
Scriveva, infatti, dalla prigione il 6 settembre al padre Pietro Mattia, Commissario delle Filippine: «Resto così sorpreso, quando mi vedo dove sono e penso che da sedici giorni sono pronti i pali e disposte le legna, per essere bruciato vivo, che ancora dubito che si tratti proprio di me.
O misericordia di Dio tutto misericordioso, che paghi così generosamente chi ti ha servito così male!».
Trasferito a Nagasaki, vi fu arso vivo l'8 settembre 1628. Fu beatificato il 7 luglio 1867 ed è festeggiato l'8 settembre.

(Autore: Celestino Testore - Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Beato Antonio da San Bonaventura, pregate per noi.

*Beata Apollonia del Santissimo Sacramento (Lizarraga Ochoa de Zabalegui) - Vergine e Martire (8 Settembre)
Scheda del gruppo a cui appartiene:
“Beati 498 Martiri Spagnoli Beatificati nel 2007”
“Martiri della Guerra di Spagna”

Lezáun, Spagna, 18 aprile 1867 – Barcellona, Spagna, 8 settembre 1936
Madre Apollonia del Santissimo Sacramento (al secolo Apollonia Lizarraga Ochoa de Zabalegui), superiora generale delle Suore Carmelitane della Carità, cadde in odio alla fede durante la sanguinosa Guerra Civile Spagnola.
Papa Benedetto XVI ha riconosciuto il suo martirio il 22 giugno 2004 ed è stata beatificata il 28 ottobre 2007 con altre 497 vittime della medesima persecuzione.
Lizarraga, Apollonia (Apollonia del SS. Sacramento), nacque a Lezàun (Navarra) il 18 aprile 1867, in una famiglia profondamente cristiana e numerosa - i genitori ebbero undici figli - nella quale apprese l'abnegazione e la carità verso il prossimo, virtù che esercitò in tutta la vita.
Il 16 luglio 1886 entrò nel noviziato di Vitoria delle Carmelitane della Carità, istituto nel quale si consacrarono altre tre sue sorelle. Al nome di battesimo aggiunse quello di Sacramento, in ricordo del fatto che era nata di giovedì Santo.
Emessi i primi voti il 27 luglio 1888, dopo una breve pausa nel collegio di Madrid, partì per l'Estremadura.
Svolse l'attività di insegnante nel collegio di Trujillo (Càceres), e successivamen­te fu superiora
delle comunità di Villafranca de los Barros (Badajoz) e di Siviglia, lasciando ovunque l'esempio edificante di educatrice preparata, di religiosa osservante e caritatevole.
Nel 1909, durante la «settimana tragica» di Barcellona, fa chiamata alla casa madre di Vic (Catalogna), dove nel 1911 venne nominata membro del consiglio dell'istituto. Durante il decimo Capitolo generale, celebrato a Vic nel 1923, fu eletta superiora generale con voto L'attività da lei svolta nei 13 anni di governo fu straordinaria.
Si registrarono ben venti nuove fondazioni dell'istituto, fondato dalla beata Gioacchina de Vedruna.
La preoccupazione maggiore della serva di Dio fu la formazione spirituale e culturale delle suore.
Nel governare si distinse per il suo spirito soprannaturale e per il completo abbandono alla divina Provvidenza, eroicamente vissuto soprattutto negli anni di turbolenza politica (1930-36).
Era animata da una forte sensibilità ecclesiale, unita ad un amore particolare per il Papa. Moltiplicò i suoi viaggi a Roma, dove seguì la causa di beatificazione della fondatrice e di altre due religiose dell'istituto.
Nel difficile periodo che precedette la persecuzione religiosa del 1936, nelle lettere che inviava alle sue suore insisteva perché si attenessero in tutto alle istruzioni impartite dai rispettivi vescovi. Lei stessa, fino allo scoppio della persecuzione, consultava il vescovo di Barcellona. Le tappe delle settimane precedenti il suo martirio sono le seguenti.
Il 21 luglio 1936 i miliziani tentarono di introdursi nella casa madre di Vic, e il 2 agosto la Lizarraga fu costretta a rifugiarsi a Barcellona in casa delle cugine. Per timore di un'ispezione, tre giorni dopo si trasferì presso la famiglia Darner.
Il 3 settembre si recò dal vescovo di Barcellona e il giorno 6 la casa dei Darner fu sottoposta ad un'ispezione dei miliziani.
Per non compromettere la famiglia, ritornò presso le cugine; ma in una seconda perquisizione in casa Darner (8 settembre 1936) i miliziani notarono la sua assenza, e la famiglia fu costretta a denunciare il suo nuovo rifugio.
Arrestata insieme alle cugine e rinchiusa nella sede del comitato rivoluzionario, detta «Torre della morte», dopo vari interrogatori, quella stessa notte, sentendo chiamare il suo nome si fece avanti con passo sicuro e uscì con i miliziani, in silenzio.
Fu barbaramente martirizzata: il suo cadavere, fatto a pezzi, fu portato in un allevamento di maiali, in località S. Elias, oggi cripta della parrocchia di S. Inés.

(Autore: Maria Concepción Lopez – Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Beata Apollonia del Santissimo Sacramento, pregate per noi.

*San Corbiniano - Vescovo, Missionario in Baviera (8 Settembre)
m. 8 settembre 725
Emblema:
Orso
Martirologio Romano: A Frisinga nella Baviera, in Germania, San Corbiniano, che, ordinato vescovo e mandato a predicare il Vangelo in Baviera, raccolse frutti copiosi.
La fonte più importante su Corbiniano è la sua Vita scritta da Arbeone, vescovo di Frisinga (m. 783), su richiesta di Virgilio, vescovo di SalisbUrgo, in occasione della traslazione del corpo del Santo, avvenuta nel 765.
Eccellente testimonianza per quanto riguarda i rapporti di Corbiniano con i duchi di Baviera, essa è però meno sicura per quel che concerne l'origine e l'inizio della sua opera missionaria.
Secondo Arbeone, Corbiniano nacque a Castrum nel territorio di Melun, località identificata con Chátres (oggi Arpajon), ma gli studiosi sono diffidenti verso questi dati.
La sua vita e l'opera da lui svolta rientrano nel quadro delle missioni irlandesi sul continente e per questo Corbiniano è ritenuto un monaco insulare.
Anche la duchessa Pilitrude, che egli aveva richiamato all'osservanza delle leggi canoniche, lo dice: "Britannorum genere ortus".
Dopo aver trascorso un periodo di vita ascetica, Corbiniano si portò a Roma, presso Gregorio 11, al quale stava molto a cuore l'evangelizzazione della Baviera.
Neppure tale notizia è sicura, in quanto il biografo sembra anticipare in favore di Corbiniano i rapporti di San Bonifacio con Roma, anzi lo Schneider e il Krusch non accettano il viaggio di Corbiniano alla volta di tale città.
Lo Schneider, poi, attribuisce all'immaginazione fertile del biografo i sentieri segreti che il santo avrebbe seguito per passare i monti.
Corbiniano, arrivato in Baviera, fu bene accolto dal duca Teodone e dal figlio Grimoaldo, residenti
a Frisinga, e gli fu concesso di esercitare il suo apostolato di vescovo missionario.
Egli si stabilì prima a Maia presso Merano, per la devozione a San Valentino, un antico vescovo della Rezia, e di lì passò a Frisinga dove venne in urto con Grimoaldo il quale, contro i sacri canoni, aveva sposato Pilitrude, vedova di suo fratello Teobaldo.
Corbiniano tornò nuovamente a Maia e in seguito a Frisinga, quando a Grimoaldo succedette Ucperto.
Ivi, secondo l'usanza celtica, dimorava in un monastero, S. Maria, diventato poi cattedrale della diocesi.
É detto primo vescovo di Frisinga, ma erroneamente perché tale diocesi fu eretta da s. Bonifacio non prima del 739.
Il nome di Corbiniano vescovo appare la prima volta nel libro delle confraternite di S. Pietro di Salisburgo, risalente al 784.
Morì l'8 settembre del 725, o poco dopo, e fu sepolto a Maia, presso la tomba di San Valentino, secondo il suo desiderio, e verso il 765 il vescovo Arbeone ne fece trasportare il corpo a S. Maria di Frisinga.
Un breviario della stessa città, dei secc. XIII-XIV, ricorda la traslazione delle reliquie al 20 novembre.
Da allora il Santo riposa nella cripta della cattedrale.
Il suo giorno abituale passò nel Martirologio di Beda del cod. ora Monacense 15518 e, da questo, nel Martirologio Romano.
In una litania di Frisinga, conservata in un manoscritto della seconda metà del sec. X, il nome di Corbiniano è scritto in lettere maiuscole.
Nel 1710, una reliquia insigne fu inviata a Chátres-Arpajon.
Ad Hótting, nei pressi di Innsbruck, in una cappella eretta in suo onore, si venerava il sangue uscito dal naso del santo durante il trasporto da Frisinga a Maia; raccolto in una ampolla era stato inumato, ma durante la traslazione del 765 era stato ritrovato e onorato nella cappella.
Poiché il giorno anniversario della morte di Corbiniano era dedicato alla natività della Vergine, la festa del Santo era stata spostata al giorno seguente, 9 settembre.

(Autore: Filippo Caraffa – Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - San Corbiniano, pregate per noi.

*Beato Domenico Castellet - Domenicano (8 Settembre)
Schede dei gruppi a cui appartiene:
“Beati 22 Martiri di Nagasaki”
“Beati Martiri Giapponesi" Beatificati nel 1867-1989-2008

1592 - 1628
Emblema:
Palma
Martirologio Romano: A Nagasaki in Giappone, Beati Antonio da San Bonaventura, dell’Ordine dei Frati Minori, Domenico Castellet, dell’Ordine dei Predicatori, sacerdoti, e venti compagni, martiri, alcuni dei quali laici e molti bambini: tutti subirono il martirio per Cristo con la spada o sul rogo.
Nato in Catalogna, entrò giovanissimo nel convento di Barcellona.
Nel 1615 raggiunse le Filippine dove per sei anni profuse le sue energie per l'evangelizzazione delle popolazioni locali.
Nel 1621 si trasferì in Giappone e svolse con entusiasmo il suo apostolato, nonostante fa persecuzione anticristiana.
Entrava persino nelle prigioni per confortare i destinati al martirio.
Nel giugno del 1628 fu scoperto e condotto nelle carceri di Omura:
la prigionia, sebbene dura, era consolata dalla facoltà concessagli di celebrare ogni giorno la Santa Messa e di distribuire la comunione.
L'8 settembre del 1628 partecipò alla gloria del martirio, insieme ad altri ventidue compagni, venendo arso vivo.

(Fonte: Convento San Domenico, Bologna - Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Beato Domenico Castellet, pregate per noi.

Schede dei gruppi a cui appartiene:
“Santi Andrea Dung Lac e Pietro Truong Van Thi”
“Santi Martiri Vietnamiti (Andrea Dung Lac e 116 compagni”)
1792 - 1840
Catturato durante la persecuzione religiosa in Vietnam, ottenne, in carcere, la conversione di San Tommaso Toán, che aveva apostatato in un momento di debolezza.
Superando minacce e torture, si rifiutò di calpestare la croce e fu decapitato.

Emblema: Palma
Martirologio Romano: Nella città di Nam Dinh nel Tonchino, ora Viet Nam, San Domenico Trach, sacerdote dell’Ordine dei Predicatori e martire, che preferì morire piuttosto che recare oltraggio alla croce e subì il martirio della decapitazione sotto l’imperatore Minh Mang.
Nato nel Tonchino meridionale, entrò nell'Ordine domenicano nel 1825, e una volta ordinato sacerdote, oltre alla missione si dedicò alla formazione spirituale dei futuri sacerdoti.
Scoppiata la persecuzione anticristiana, continuò instancabile il suo apostolato.
Nell'aprile del 1840 fu catturato: il governatore lo istigò ripetutamente ad apostatare calpestando la croce, ma il frate domenicano respinse sempre la proposta sacrilega con eroica fermezza, finché venne condannato a morte.

(Fonte: Convento San Domenico, Bologna)

*Santi Fausto, Dio (Divo) e Ammonio - Martiri (8 Settembre)

Martirologio Romano: Ad Alessandria d’Egitto, Santi Fausto, Dio e Ammonio, sacerdoti e martiri, che nella persecuzione dell’imperatore Diocleziano ricevettero la corona del martirio insieme al vescovo San Pietro.
Santi Fausto, Dio, Ammonio, Filea, Esichio, Pacomio, Teodoro, Teofilo, Neotero, Macario e compagni, martiri di Alessandria.
Questo elenco riunisce tre elogi del Martirologio Romano relativi a martiri che nel Geronimiano e nel Martirologio Siriaco figurano insieme l'8 settembre. Nel Romano, Fausto, Dio (Didio), Ammonio, Filea, Esichio, Pacomio e Teodoro sono ricordati al 26 novembre; Teofilo e Neotero all’8 settembre, insieme con un Ammonio duplicato del precedente, ed altri ventidue compagni; Macario al 6 settembre, insieme con un Fausto prete, duplicato di quello del 26 novembre, e compagni vari.
La fonte dell'elenco va ricercata in Eusebio.
Parlando della persecuzione di Diocleziano in Egitto egli afferma che con Pietro vescovo furono martirizzati i preti Fausto, Dio e Ammonio; poi, senza specificare località e tempo menziona l’uccisione di quattro vescovi; Filea, Esichio, Pacomio, Teodoro.
Quanto a Neotero e Macario provengono dal Geronimiano. I compilatori dei martirologi unirono poi indiscriminatamente questi nomi.
Circa la personalità dei singoli ecco qualche precisazione :

1) Fausto, prete alessandrino è persona diversa dal Fausto diacono, esiliato durante la persecuzione di Valeriano e ucciso più tardi nei primi tempi della persecuzione di Diocleziano (da Eusebio non sappiamo altro se non che fu un prete ucciso con due suoi colleghi, Dio e Ammonio, probabilmente sotto Massimino Daia);
2) Filea è il vescovo di Thmuis ucciso insieme a Filoromo e con lui commemorato il 4 febbraio;
3) Esichio, vescovo, è forse il correttore della Bibbia dei Settanta e del testo evangelico;
4) Pacomio e Teodoro sono noti da Eusebio come vescovi di Chiese egiziane sconosciute. Dei quattro vescovi si è conservata una lettera collettiva scritta dalla prigione di Alessandria a Melezio di Licopoli per mitigarne il rigorismo e rimproverarne l’indebita ingerenza nella Chiesa alessandrina;
5) Teofilo è un martire alessandrino ricordato da Dionigi d’Alessandria nelle lettere a Fabio d’Antiochia;
6) di Neotero e Macario si conoscono solo i nomi dal Geronimiano.
(Autore: Gian Domenico Cordini - Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Santi Fausto, Dio e Ammonio, pregate per noi.

*Beato Federico Ozanam (8 Settembre)
Milano, 23 aprile 1813 - Marsiglia (Francia), 8 settembre 1853
Il francese Federico Ozanam, fondatore della Società di San Vincenzo, è un esempio di carità e santità laicale.
Nato a Milano nel 1813 (il padre era nell'esercito napoleonico), dopo Waterloo rientrò in patria.
A Parigi si legò ai circoli intellettuali cattolici intorno al fisico André-Marie Ampère e a Emmanuel Bailly.
Nel 1833 diede vita alle «conferenze» che insieme, formano la «Società di San Vincenzo de' Paoli», un'istituzione «cattolica, ma laica; povera, ma carica di poveri da sollevare; umile, ma numerosa» secondo una definizione che ne diede lo stesso fondatore.
Federico Ozanam si laureò in Legge e Lettere, insegnò alla Sorbona, fu accademico della Crusca di Firenze.
Nel 1841 si sposò ed ebbe una figlia.
Sempre in viaggio per l'Europa, però, trovava sempre tempo da dedicare al suo mondo povero, alla Società di San Vincenzo, che seguì e stimolò nel suo sviluppo.
Morì a Marsiglia nel 1853. È stato proclamato Beato da Papa Giovanni Paolo II a Parigi il 27 agosto 1997. (Avvenire)

Etimologia: Federico = potente in pace, dal tedesco
Martirologio Romano: A Marsiglia in Francia, transito del Beato Federico Ozanam, che, uomo di insigne cultura e pietà, difese e propagò con la sua alta dottrina le verità della fede, mise la sua assidua carità a servizio dei poveri nella Società di San Vincenzo de’ Paoli e, padre esemplare, fece della sua famiglia una vera chiesa domestica.
Sono presenti in 130 Paesi del mondo con centinaia di migliaia di volontari, in lotta da un secolo e mezzo contro la povertà, quella palese e quella che si nasconde.
Sono gruppi detti “conferenze” di parrocchia, di paese, di quartiere, di azienda.
Insieme, formano la “Società di San Vincenzo de’ Paoli”, che è istituzione "cattolica, ma laica; povera, ma carica di poveri da sollevare; umile, ma numerosa".
Così ne parla Federico Ozanam, uno dei fondatori dell’Opera a Parigi, il 23 aprile 1833.
Nato in Italia quando il padre era ufficiale medico nell’esercito napoleonico, dopo Waterloo torna con la famiglia a Lione.
É il secondo di tre fratelli, uno dei quali diventerà sacerdote e l’altro medico.
Dopo il liceo, va a Parigi per studiare legge, ed è ospite in casa di André-Marie Ampère, il grande esploratore dell’elettrodinamica (anche ora si chiama ampere l’unità di misura per l’intensità della corrente elettrica).
Pilotato dallo scienziato, che è grande uomo di fede, Ozanam si unisce ai giovani intellettuali cattolici raccolti intorno a Emmanuel Bailly, un capofila della riscossa culturale cattolica.
Si laurea in legge nel 1836 e in lettere nel 1839, con una tesi sulla filosofia in Dante Alighieri: "Il poeta", così lo chiama, "del nostro presente come lo fu del suo tempo; il poeta della libertà, dell’Italia e del cristianesimo".
La sua tesi viene subito pubblicata anche in inglese, tedesco e italiano, e Ozanam ottiene una cattedra alla Sorbona.
Ma resta sempre l’uomo della “San Vincenzo”.
E continua a metterci l’anima, per stimolare e orientare; spiega che l’Opera agisce sotto piena responsabilità dei laici, e non si dedica a pura beneficenza; essa vive la carità innanzitutto con la vicinanza fisica e regolare con i poveri, nelle loro case.
L’aiuto materiale soccorre sì una necessità immediata, ma ha il fine di strappare il povero alla sua condizione: "La terra si è raffreddata, tocca a noi cattolici rianimare il calore vitale che si estingue!".
Si sposa nel 1841 con la concittadina Amalia Soulacroix, da cui ha una figlia.
Amico dell’intellettualità parigina più illustre, viaggiatore di continuo attraverso l’Europa, sempre però ritorna al suo mondo povero, alla Società di San Vincenzo, che segue e stimola nel suo irradiarsi.
E torna al singolo povero, alla singola famiglia, con la visita personale che è il contrassegno dell’Opera e anche della vita sua privata: quando sta con i poveri, Ozanam parla con Dio.
Per lui non c’è responsabilità o carica che dispensi il confratello dalla visita e dall’immaginare novità per meglio aiutare i poveri, per meglio camminare sulla via della promozione umana: (La cosa, per opera sua, precede il nome, di cui farà variamente uso il XX secolo).
Federico Ozanam muore a Marsiglia tornando dalla Toscana, dove è stato accolto nell’Accademia della Crusca con Cesare Balbo. Il 27 agosto 1997, Giovanni Paolo II lo ha proclamato Beato a Parigi.

(Autore: Domenico Agasso – Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Beato Federico Ozanam, pregate per noi.

*Beati Giovanni Tomachi e figli - Martiri Giapponesi (8 Settembre)
Schede dei gruppi a cui appartengono:
“Beati 22 Martiri di Nagasaki”
“Beati Martiri Giapponesi” Beatificati nel 1867-1989-2008

+ Nagasaki, Giappone, 8 settembre 1628
Molti cristiani giapponesi, durante la persecuzione scoppiata contro di loro nel terzo decennio del sec. XVII, furono imprigionati sotto l'imputazione di aver aiutato od ospitato missionari cattolici stranieri.
Il Tomachi, terziario domenicano, nonostante i rischi che comportava l'aiuto dato ai missionari, aveva coadiuvato, assieme all'amico Giovanni Imamura, i padri domenicani nel loro apostolato.
Scoperto in questa attività fu portato, assieme ai suoi figli Domenico di sedici anni, Michele di tredici, Tommaso di dieci e Paolo di sette, nelle prigioni di Omura ove la presenza di Domenico Castellet fu loro di grande conforto.
Poi l'8 settembre 1628, su ordine del governatore Cowachindono, furono scelti ventidue, fra i molti prigionieri cristiani, per essere uccisi nella vicina Nagasaki.
Fra questi il Tomachi ed i suoi quattro figli.
Il padre assistette con fermezza d'animo alla decapitazione dei figli, le cui teste furono poi gettate ai suoi piedi perché bruciassero nel rogo con lui.
Le ceneri furono disperse in mare affinché non fosse possibile ai cristiani la venerazione.
Beatificati da Pio IX il 6 luglio 1867, la loro festa si celebra l'8 settembre.

(Autore: Gian Domenico Gordini – Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Beati Giovanni Tomachi e figli, pregate per noi.

*Beate Giuseppa di San Giovanni di Dio, Ruano Garcia e Maria Addolorata di Sant'Eulalia Puig Bonany - Vergini e Martiri (8 Settembre)
Schede dei gruppi a cui appartengono:
"Beati 233 Martiri Spagnoli di Valencia Beatificati nel 2001"
"Martiri della Guerra di Spagna"

+ Buñol, Spagna, 8 settembre 1936
Beatificate l'11 marzo 2001 da Papa Giovanni Paolo II.
Martirologio Romano: Nella città di Buñol vicino a Valencia sempre in Spagna, Beate Giuseppa di San Giovanni di Dio Ruano García e Maria Addolorata di Santa Eulalia Puig Bonany, vergini della Congregazione delle Suore degli Anziani Abbandonati e martiri, che, nella stessa persecuzione contro la fede, versando il proprio sangue ricevettero la corona della gloria.
Giuseppa Ruano Garda nacque a Berja (Almeria, Spagna) il 9 luglio 1854 e fu battezzata nella parrocchia dell'Assunzione due giorni dopo; ricevette la cresima il 1° settembre 1877.
Entrò nella Congregazione delle Piccole Sorelle degli Anziani Abbandonati l'8 dicembre 1877, a 23 anni. Vestì l'abito a Valencia il 19 marzo 1880, dove fece anche la professione temporanea un anno dopo, quella perpetua il 15 ottobre 1885.
Fu superiora a Cascante (Navarra) dal 1916 al 1922; a Requena (Valencia) dal 1922 al 1928; ad Alcira (Valencia) dal 1928 al 1934, e di nuovo a Requena dal 1922 al 1928; ad Alcira (Valencia) dal 1928 al 1934, e di nuovo Requena dal 1934 fino alla morte.
All'inizio della Guerra civile nel 1936, il comitato comunista di Requena occupò l'asilo del paese, nella cui comunità c'erano otto religiose, tra cui la Ruano Garcia, che era la superiora, e la Puig Bonany, la portinaia. Ben presto i rivoluzionari obbligarono le suore a spogliarsi degli abiti religiosi, e la vita di comunità nell'asilo si fece impossibile.
Perciò, vedendo il pericolo che correvano, la superiora dispose che le religiose tornassero alle proprie case con i familiari.
Così fecero tutte, meno tre che speravano di andarsene in un secondo momento: la Ruano Garcia, la Puig Bonany e una terza di nome Gregoria Perez.
L'8 settembre 1936 i membri del comitato rivoluzionario fecero salire le tre religiose a forza su un camionetta per portarle alla città di Alcira. Durante il viaggio si raccomandarono a Dio, certe dell'imminente martirio. Giunti al paese di Bunol (Valencia) furono fatte scendere dal camion e fucilate.
Le prime due morirono subito, e i loro corpi restarono abbandonati nel luogo del crimine.
La terza, suor Gregoria Perez, che aveva 33 anni, restò ferita, ma potè salvare la vita e fu poi in grado di raccontare tutti questi particolari. I resti mortali furono seppelliti nel cimitero di Bunol e nel 1939 trasferiti in quello di Requena, dove tra i loro familiari e conoscenti godono fama di santità per il martirio subito.
Il 28 giugno 1995 si è aperto il processo diocesano di canonizzazione nella curia arcivescovile di Valencia, che si è concluso il 17 ottobre 1997.
Dolores Puig Bonany nacque a Berga (Barcellona) 11 luglio 1857. Battezzata nella parrocchia natale lo stesso giorno della nascita, ricevette la cresima il 29 aprile 1867.
Entrò nella congregazione delle Piccole Sorelle degli Anziani Abbandonati il 25 settembre 1886. Vestì l'abito a Valencia il 27 gennaio 1887, e l'anno dopo fece la professione temporanea.
Destinata il 29 gennaio 1889 alla casa di Villena (Alicante), venne nel 1890 trasferita a quella di Yecla (Murcia).
Il 9 marzo 1892 fece la professione perpetua a Valencia e, fino alla sua uccisione, il 12 marzo 1892 fu destinata alla casa di Requena, dove restò, svolgendo l'ufficio di portinaia.
Del suo martirio parla la biografìa della Ruano Garcia, che morì insieme a lei.
Dopo il nulla osta della Congregazione delle Cause dei Santi, in data 21 agosto 1995, si è celebrato a Valencia il processo diocesano, i cui atti sono stati approvati dalla Congregazione delle Cause dei Santi il 19 giugno 1998. La Positio super martyrio è stata depositata l'11 marzo 1999.

(Autore: Vicente Càrcel Ortì - Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Beate Giuseppa di San Giovanni di Dio Ruano Garcia e Maria Addolorata di Sant'Eulalia Puig Bonany, pregate per noi.

*Beati Giuseppe Cecilio Rodriguez Gonzalez, Teodomiro Gioacchino Sainz Sainz ed Evenzio Riccardo Ujurra - Religiosi lasalliani, Martiri (8 Settembre)
Schede dei Gruppi a cui appartengono:
“Beati Martiri Spagnoli Lasalliani d'Almeria” Beatificati nel 1993 - Senza data (Celebrazioni singole)

“Beati Martiri d'Almeria” - Senza data (Celebrazioni Singole)
“Martiri della Guerra di Spagna” - Senza Data (Celebrazioni singole)

+ Almeria, Spagna, 8 settembre 1936
Martirologio Romano:
Ad Almería sulla costa andalusa in Spagna, Beati Giuseppe Cecilio (Bonifacio) Rodríguez González, Teodemiro Gioacchino (Adriano) Sáinz Sáinz ed Evenzio Riccardo (Eusebio Alfonso) Urjurra, martiri, che, Fratelli delle Scuole Cristiane, conseguirono la palma del martirio nella persecuzione contro la religione durante la guerra civile.
Durante i tragici eventi della guerra civile spagnola (1936-1939) le complicazioni che sorsero, a partire dal 1936, si ripercorsero anche sulla vita della Diocesi di Almeria, situata in una delle zone più povere della Spagna.
Il gruppo dei martiri di Almeria e costituito dal Vescovo di Almeria, Diego Ventaja Milán, dal Vescovo di Guadix-Baza, Manuel Medina Olmos e da sette Fratelli delle Scuole Cristiane:
Aurelio María, José Cecilio, Edmigio, Amalio, Valerio Bernar do, Teodomiro Joaquin e Evencio Ricardo.
Fratel Edmigio (Isidoro Primo Rodríguez)
Nacque ad Adalia, provincia di Valladolid e diocesi di Palencia, il 4 aprile 1881. Entrò nel noviziato il 3 agosto 1898, ricevendo l'abito religioso e il suo nuovo nome 1'8 ottobre dello stesso anno.
Emise i voti perpetui 1'11 agosto 1911. Terminati gli studi, insegnò in diverse case; infine, nel 1933, fu trasferito al Collegio San José di Almeria.

Fratel Amalio (Justo Zariquiegui Mendoza)
Nacque a Salinas de Oro, Navarra, diocesi di Pamplona, il 6 agosto 1886. Entrò nel noviziato il 4 agosto 1902, ricevendo l'abito religioso e il suo nuovo nome il 13 settembre dello stesso anno.
Emise i voti perpetui, i14 agosto 1915, a San Fernando. Compì il suo ministero educativo in diverse case, infine, dal 1930, al Collegio San José di Almeria.

Fratel Valerio Bernardo (Marciano Herrero Martínez)
Nacque a Porquera de los Infantes, provincia e diocesi di Burgos, 1'11 luglio 1909. Entrò nel noviziato il 29 agosto 1925, ricevendo l'abito religioso e il suo nuovo nome il 1° febbraio 1926.
Emise i voti perpetui, il 26 agosto 1934, a San Fernando. Terminati gli studi, esercitò l'apostolato in diverse case, infine, dal 1933, al Collegio San José di Almeria.
Questi Fratelli delle Scuole Cristiane avevano offerto la loro vita a Dio con la consacrazione religiosa e l'avevano spesa educando i fanciulli e i giovani. Incarcerati il 22 luglio 1936, furono
fucilati nella notte dal 30 al 31 agosto i Fratelli Edmigio, Amalio e Valerio Bernardo, la sera dell'8 settembre i Fratelli Teodomiro Joaquín ed Evenzio Ricardo, la notte dal 12 al 13 settembre i Fratelli Aurelio Maria e Jose Cecilio.
I corpi dei nove martiri furono immediatamente cosparsi di benzina.
I loro resti calcificati furono inumati nella cappella S. Ildefonso nella Cattedrale di Almeria, Spagna.
Il 10 ottobre 1993, Diego Ventaja Milán, Manuel Medina Olmos e i Fratelli delle Scuole Cristiane - Aurelio María, José Cecilio, Edmigio, Amalio, Valerio Bernardo, Teodomiro Joaquín e Evenzio Ricardo - sono stati proclamati Beati da Papa Giovanni Paolo II.

(Autore: Andreas Resch - Fonte: I Beati di Johann Paolo II.Volume III: 1991-1995)
Giaculatoria - Beati Giuseppe Cecilio Rodriguez Gonzalez, Teodomiro Gioacchino Sainz Sainz ed Evenzio Riccardo Ujurra, pregate per noi.

*San Giusto di Strasburgo - Vescovo (8 Settembre)

IV sec.

San Giusto è il secondo vescovo della diocesi di Strasburgo.  Nella cronotassi ufficiale dei vescovi della diocesi, figura dopo il protovescovo Sant’Amando, menzionato negli atti dello pseudo concilio di Colonia del 349 e prima di San Massimino.
Anticamente Strasburgo era denominata "Argentoratum". Un'antica città romana che faceva parte della provincia della Germania come è testimoniato dalla "Notitia Galliarum" dell'inizio del V secolo.
In Argentoratum il cristianesimo è attestato già nella prima metà del IV secolo.
San Giusto visse nel IV secolo e il culto a lui dedicato risale fina dal secolo X. Il suo nome compare nel più antico catalogo episcopale di Strasburgo, giunto fino a noi in forma metrica che si presume sia stato redatto verso la fine del IX secolo.
Di lui non sappiamo nulla.
Negli Acta del Bollandisti si fa menzione della sua festa nel giorno 8 settembre.

(Autore: Mauro Bonato – Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - San Giusto di Strasburbgo, pregate per noi.

*Sant'Isacco - Vescovo in Armenia (8 Settembre)
Martirologio Romano: Nella città di Bagrevand nell’antica Armenia, Sant’Isacco, vescovo, che per promuovere la vita cristiana del suo popolo tradusse in armeno la Sacra Scrittura e la liturgia; aderì alla fede approvata nel Concilio di Efeso, ma fu poi scacciato dalla sua sede e morì in esilio.
Sant'Isacco il Grande (Sahak), Vescovo (Katholicos); figlio di San Narsete I e pronipote di San Gregorio l'Illuminatore, fu figura di rilievo nell'antica Chiesa Armena.
Formatosi a Costantinopoli in retorica e filosofia, alla morte della moglie si fece monaco in un momento veramente difficile per la Chiesa: il successore di Narsete dichiarò l'indipendenza dalla Chiesa di Cesarea, allora governata da San Basilio, ponendosi così in uno stato di scisma di fatto.
Isacco, intuendo l'imminente pericolo, prima dello scisma si fece nominare Katholicos nel 390.
Il re persiano depose Crosroe che l'appoggiò in questa mossa ed esiliò Isacco nel 427.
Di fatto alla base di tutto vi erano motivi dottrinali in quanto Sant'Isacco si opponeva al Nestorianesimo. Reintegrato nella sua funzione alla morte del re eretico, continuò il processo di riforma iniziato da Narsete. In ambito disciplinare impedì che uomini sposati potessero divenire Vescovi.
Tradusse in armeno la Bibbia, assieme a San Mesrop che inventò un alfabeto proprio per l'armeno. Adottò la liturgia di Cesarea (di S. Basilio) per l'uso armeno.  Morì nel 438.

(Autore: Marco Faraldi – Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Sant'Isacco, pregate per noi.

*Beato Ismaele Escrihuela Esteve - Padre di famiglia, Martire (8 Settembre)
Schede dei gruppi a cui appartiene:
“Beati 233 Martiri Spagnoli di Valencia” Beatificati nel 2001
“Martiri della Guerra di Spagna”

Ismael Escrihuela Esteve, nacque a Tabernes de Valldigna (Valencia) il 20 maggio 1902 e fu battezzato la domenica seguente alla sua nascita.
Cresimato nel 1907, ricevette la prima comunione nel 1909, nella chiesa parrocchiale di San Pietro
Apostolo.
Di famiglia contadina studiò fino ai 9 anni e dopo lavorò nella campagna. Si sposò con la sig.na Josefa Grau ed ebbero tre figli.
Portò sempre un crocifisso all’occhiello della giacca e perciò fu nominato “soldatino di Cristo”. Responsabile degli aspiranti di Azione Cattolica, durante la persecuzione religiosa fu espressamente minacciato e imprigionato in odium fidei il 21 luglio 1936.
Dopo una prigionia trascorsa in preghiera, l’8 settembre 1936 a Paterna (Valencia) subì il martirio.
La sua beatificazione è stata celebrata da Papa Giovanni Paolo II l’11 marzo 2001.

Martirologio Romano: Nella città di Paterna nel territorio di Valenza ancora in Spagna, Beato Ismaele Escrihuela Esteve, martire, che, padre di famiglia, attraverso il martirio fu reso partecipe della vittoria di Cristo.
(Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Beato Ismaele Escrihuela Esteve, pregate per noi.

*Beato Josè Castano Galera - Sacerdote e Martire (8 Settembre)
Schede dei Gruppi a cui appartiene:
"Beati 115 Martiri Spagnoli di Almería" Beatificati nel 2017
"Santi, Beati e Servi di Dio Martiri nella Guerra di Spagna" Vittime della persecuzione religiosa - Senza Data (Celebrazioni singole)

Bédar, Spagna, 8 novembre 1870 – Bédar, Spagna, 8 settembre 1936

José Castaño Galera nacque a Bédar, in provincia e diocesi di Almería, l’8 novembre 1870. Il 19 dicembre 1896 fu ordinato sacerdote.
Era parroco della parrocchia di Bédar quando morì in odio alla fede cattolica il 8 settembre 1936, nella stessa località.
Inserito in un gruppo di 115 martiri della diocesi di Almeria, è stato beatificato ad Aguadulce, presso Almería, il 25 marzo 201.

(Fonte: Enciclopedia dei Santi)

Giaculatoria - Beato Josè Castano Galera, pregate per noi.

*Beato Ladislao (Wladyslaw) Bladzinski - Sacerdote e Martire (8 Settembre)
Scheda del gruppo a cui appartiene:
“Beati 108 Martiri Polacchi”
My-latycze, Ucraina, 6 gennaio 1908 - Gross-Rosen, Germania, 8 settembre 1944
Il Beato Wladyslaw Bladzinski, sacerdote della Congregazione di San Michele Arcangelo, nacque a My-latycze, Ucraina, il 6 gennaio 1908 e morì a Gross-Rosen, Germania, l'8 settembre 1944.
Fu beatificato da Giovanni Paolo II a Varsavia (Polonia) il 13 giugno 1999 con altri 107 martiri polacchi.

Martirologio Romano: In località Gross-Rosen in Germania, Beato Ladislao Bladzinski, sacerdote della Congregazione di San Michele e martire, che nello stesso periodo i nemici della Chiesa deportarono dalla sua Polonia in una cava di pietra, dove fu poi ucciso.
(Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Beato Ladislao Bladzinski, pregate per noi.

*Beata Luisa (Lucia) di Omura - Martire (8 Settembre)
Schede dei gruppi a cui appartiene:
“Beati 22 Martiri di Nagasaki”
“Beati Martiri Giapponesi” Beatificati nel 1867-1989-2008

Nagasaki, Giappone, 1548 circa - 8 settembre 1628

Vedova, terziaria domenicana, avendo ospitato il Beato Domenico Castellet fu bruciata viva per la fede l’8 settembre 1628, all’età di ottant’anni.
Fu beatificata il 6 luglio 1867.
Emblema: Palma
Giapponese di nascita, fu vedova e terziaria domenicana.
Durante la persecuzione anticristiana ospitò generosamente il padre domenicano, il Beato Domenico Castellet.
Ma il 15 giugno 1628 furono scoperti e furono condotti con alcuni catechisti nelle carceri di Omura.
Dopo alcuni mesi di prigionia, l'8 settembre 1628, fu condotta a Nagasaki e bruciata viva all'età di ottant'anni: in quel giorno ventidue cristiani, giapponesi ed europei, ricevettero la gloria di morire testimoniando la propria fede e il proprio amore per Gesù Cristo.

(Fonte: Convento San Domenico, Bologna)
Giaculatoria - Beata Luisa di Omura, pregate per noi.

*Beato Marino Blanes Giner - Padre di famiglia, Martire (8 Settembre)
Schede dei gruppi a cui appartiene:
“Beati 233 Martiri Spagnoli di Valencia” Beatificati nel 2001
“Martiri della Guerra di Spagna”

Marino Blanes Giner, fedele laico, nacque ad Alcoy (Alicante) il 17 settembre 1888. Fu battezzato il 19 settembre 1888 e cresimato l’8 agosto 1902 nella chiesa parrocchiale Santa Maria.
Impiegato di banca, catechista, consigliere comunale, si sposò il 26 settembre 1913 con la sig.na Julia Jordá Llovet, nella chiesa di San Mauro e San Francesco di Alcoy. Ebbero cinque figli.
Fedele alla vita cristiana, pieno di fervore apostolico fu arrestato in odium fidei il 21 luglio 1936.
Dopo una penosa prigionia, nella notte dal 7 all’8 settembre, donò la vita per Cristo. La sua beatificazione è stata celebrata da Papa Giovanni Paolo II l’11 marzo 2001.

Martirologio Romano: Nel villaggio di Alcoy vicino ad Alicante sempre in Spagna, Beato Marino Blanes Giner, martire, che, padre di famiglia, nel corso della stessa persecuzione ricevette dagli uomini la morte, da Dio la vita eterna.
Parafrasando una celebre commedia di qualche decennio fa, verrebbe non solo da dire che “anche i bancari hanno un’anima”, ma addirittura che “anche i bancari vanno in paradiso”. Di più: anche i bancari possono essere innalzati alla gloria degli altari, a dimostrazione che a far la differenza non è la ricchezza, posseduta o maneggiata, piuttosto l’uso che di essa si fa.
La prova di quanto stiamo dicendo è personificata dal Beato Marino Blanes Giner, spagnolo di Alcoy, diocesi di Valencia, che più che per straordinarietà di vita brilla per eroicità ordinaria, solo “casualmente” sfociata nel martirio, ma che, di per sé, già sarebbe stata forse sufficiente a meritargli l’aureola.
Nasce nel 1888 e, insieme al latte materno, succhia fede e amor di Dio che sembrano davvero abbondare in casa sua. Gli è così naturale, a 25 anni, quando sposa Giulia Jordá Lloret, dare vita ad una nuova famiglia autenticamente cristiana.
Per la serie “Dio li fa e poi li accoppia”, Giulia, religiosa e innamorata del suo uomo, è davvero la compagna di vita ideale per Marino, lo rende padre per nove volte ed è sua valida collaboratrice nell’educazione cristiana della numerosa famiglia.
Se le testimonianze del martirio, per il modo con cui è avvenuto, sono nebulose e addirittura incerte, limpide ed incontrovertibili sono invece quelle sulla vita di quest’uomo tutto d’un pezzo, dall’onestà che non fa una grinza e dalla fede matura e coraggiosa. Come impiegato della filiale valenciana del Banco di Credito Spagnolo viene a contatto con una clientela vasta e composita e tutti sono concordi nel descrivere la competenza, la professionalità e la serietà di questo impiegato di banca che si fa in quattro per essere utile a tutti.
Lo stimano talmente da volerlo anche amministratore comunale di Alcoy e Marino, da buon cristiano non solo “di sacrestia”, si immerge anche in questioni amministrative, pure qui dimostrando buon senso ed onestà.
A nessuno sfugge che quel galantuomo è tale proprio perché è un ottimo credente: nelle sue tasche ci sono più tessere di associazioni religiose che non monete, perché queste ultime si volatilizzano ogni giorno nelle mani dei tanti poveri che incontra, mentre conserva gelosamente le prime; non per far sfoggio di associazionismo, ma perché la sua religiosità profonda ha bisogno di molti modi per esprimersi. Passa così, con naturalezza, dalle adunanze di Azione Cattolica all’adorazione notturna, dalla Conferenza di San Vincenzo alle riunioni del Terz’Ordine francescano o dell’Apostolato della Preghiera.
Anche la sua domenica non conosce riposo: impiega tutto il suo tempo libero a girare le campagne, per insegnare catechismo nelle fattorie più sperdute e, al ritorno, si chiude nelle corsie dell’ospedale, ad aiutare le suore nell’igiene dei malati. Quando la persecuzione religiosa, che prelude alla guerra civile, si abbatte anche sulla zona di Valencia, Marino non fa una piega e continua imperterrito la sua variegata attività catechistico-caritativa, pienamente cosciente, così facendo, di entrare nel mirino degli anticlericali.
Anzi, è così convinto del prezzo da pagare per testimoniare la sua fede, da non considerarsi buon cristiano se non viene perseguitato.
Di fronte all’abitudine degli anticlericali di incendiare le chiese e distruggere le immagini sacre, sente come suo dovere del momento vigilare sulla sicurezza di chiese e conventi e una notte riesce ad evitare l’incendio della chiesa parrocchiale, dove già sono state posizionate dodici bottiglie di benzina da far esplodere.
Il giorno dopo il giornale locale cerca di screditarlo, accusandolo di “vita notturna peccaminosa” e il 21 luglio 1936 viene arrestato. Passa 50 giorni in carcere, sereno, coraggioso e forte, a confortare e vigilare perché la fede degli altri non vacilli, ma evidentemente ai persecutori fa più paura questo uomo silenzioso ma concreto, che non tanti altri incoerenti parolai.
Così paura da decidere la sua eliminazione: lo prelevano alle 9 del mattino dell’8 settembre insieme ad altri e tutti vengono fucilati in un luogo talmente segreto che a tutt’oggi i loro resti non sono ancora stati rinvenuti. Marino Blanes Giner è stato beatificato insieme ad altri 232 martiri spagnoli l’11 marzo 2001.

(Autore: Gianpiero Pettiti - Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Beato Marino Blanes Giner, pregate per noi.

*Beato Pasquale (Pascual) Fortuno Almela - Sacerdote e Martire (8 Settembre)
Schede dei gruppi a cui appartiene:
“Beati Quattro Frati Minori Francescani di Valencia” Martiri Spagnoli
“Beati 233 Martiri Spagnoli di Valencia” Beatificati nel 2001
“Martiri della Guerra di Spagna”

Villarreal, Spagna, 3 marzo 1886 – Castellón-Benicasim, Spagna,
Martirologio Romano: A Villa Real nel territorio di Castellón de la Plana sempre in Spagna, Beato Pasquale Fortuño Almela, sacerdote dell’Ordine dei Frati Minori e martire, che per aver testimoniato Cristo fu coronato dal martirio.
Pascual Fortuño Almela nacque il 3 marzo 1886 a Villarreal, nella provincia spagnola di Castellón ed in territorio dell’allora diocesi di Tortosa (odierna diocesi di Segorbe-Castellón). Fu battezzato il giorno seguente con il nome di Pascual. La sua famiglia non si distingueva che per la pietà, le virtù cristiane e per la sua laboriosità.
Pascual frequentò le scuole primarie presso il collegio francescano di Villarreal. All’età di soli
dodici anni entrò nel seminano minore francescano di Balaguer, nei pressi di Lérida.
Pascual vestì l’abito francescano il 18 gennaio 1905 mantenendo il nome di battesimo, emise poi la professione semplice il 21 gennaio 1906 ed infine la professione solenne il 24 gennaio 1909. Frequentò gli studi filosofici e teologici nello Studentato Francescano di Onteniente, vicino a Valencia. Ordinato sacerdote a Teruel il 15 agosto 1913, fu poi inviato dai superiori nel seminario minore di Benisa, nei pressi di Alicante.
Quattro anni dopo fu destinato al servizio della Custodia di Sant’Antonio in Argentina, che dipendeva dalla Provincia di Valencia, dove esercitò esemplarmente il suo ministero sacerdotale.
Rientrato in Spagna, fu nuovamente impegnato nella formazione. Nel 1931 fu nominato vicario del convento di noviziato di Santo Spirito del Monte, presso Gilet-Valencia, ove lo colse lo scoppio della guerra civile nel 1936.
Da tutti stimato, Padre Pascual fu sempre un esemplare discepolo di San Francesco, fedele ai suoi doveri religiosi e pedagogo modello, abituato a vivere per primo ciò che insegnava agli altri. Nonostante il suo carattere sanguigno, sapeva comunque dominarsi e mostrarsi sempre amabile e accogliente con chiunque. Obbligato dagli eventi politici ad abbandonare il convento, il 18 luglio 1936 si rifugiò presso i suoi familiari a Villarreal. Ai familiari preoccupati per la sua sorte, Pascual assicurava: “Sarà quel che Dio vorrà”, mentre alla nonna diceva: “Non ti preoccupare, avrai un figlio in cielo”.
Il 7 settembre 1936 Padre Pascual fu arrestato ed il giorno seguente fu ucciso sulla strada tra Castellón e Benicasim. Condotto alla fucilazione, le pallottole rimbalzavano sul suo petto e cadevano per terra e l’imputato replicò: “É inutile che spariate; se volete uccidermi usate un’arma bianca”. Gli venne perciò affondata una baionetta nel petto. Gli esecutori della sentenza di morte rimasero impressionati a tal punto da esclamare: “Abbiamo fatto male a ucciderlo: era un santo”, “Se è vero che ci sono dei Santi, questi è uno di quelli”.
Le sue spoglie furono collocate provvisoriamente nel cimitero di Castellón, sino a quando, liberato il suo paese natale il 3 novembre 1938, vennero ivi traslate. Qui il 12 giugno 1967 vennero esumate e, effettuato il riconoscimento, il giorno seguente trasferite dal cimitero alla chiesa dei francescani, ove trovarono degna collocazione di fronte al presbiterio sul lato destro.
Pascual Fortuño Almela e tre suoi confratelli appartenenti all’Ordine dei Frati Minori furono beatificati l’11 marzo 2001 da Papa Giovanni Paolo II con un gruppo composto complessivamente di ben 233 martiri della medesima persecuzione.

(Autore: Fabio Ardino – Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Beato Pasquale Fortuno Almela, pregate per noi.

*San Pietro di Chavanon - Sacerdote (8 Settembre)
+ 8 settembre 1080/1085
Martirologio Romano:
A Pébrac nel territorio di Puy-en-Vélay in Francia, San Pietro da Chavanon, sacerdote, che, aspirando a una vita più perfetta, si ritirò in questo luogo, dove edificò un cenobio di Canonici regolari, di cui fu anche guida.
Su questo Santo siamo bene informati grazie ad una Vita scritta una quarantina d'anni dopo la sua morte da un canonico della sua fondazione di Pébrac, e dall'elenco delle donazioni fatte al momento della fondazione di questa casa.
Pietro nacque nella prima metà dell'XI sec. (tra il 1003 e il 1007) a Langeac (Haute-Loire) in Alvernia, nella diocesi di St-Flour. Apparteneva a una famiglia nobile di Chavanon, numerosi membri della quale a dire del biografo, compirono miracoli: "de stirpe eius plurimi exstitisse feruntur, quorum vitam Deus per miracula saepissime declaravit".
Dopo una pia educazione divenne arciprete (cioè parroco) del suo villaggio natale: "in praetaxato oppido Langiacensi... ad archisacerdotium... sublimatus est".
Oltre ai suoi compiti pastorali, doveva anche assicurare il servizio religioso nel monastero femminile di St-Pierre-Les-Chases sito nei pressi (comune di St-Pierre-Les-Chases, HauteLoire). In quest'ultima sua funzione diede esempio di notevole virtú, respingendo gli assalti di una religiosa impudica ("sanctimonialis femina, quae potius daemonialis dicenda est").
Questa avventura, ampiamente romanzata dall'agiografo, ci fornisce un'interessante scena di vita quotidiana: il Santo accompagnava a cavallo la badessa e alcune religiose che si recavano a sorvegliare la battitura del grano nei possedimenti del monastero; durante una sosta notturna, mentre il Santo dormiva in un carro di fieno, la sua virtú fu messa alla prova.
In seguito Pietro diede le dimissioni dall'arcipretura di Langeac e fondò a Pébrac (Haute-Loire) una casa di Canonici Regolari posta sotto la regola di Sant’Agostino. Si assisteva in quel tempo agli inizi di un movimento canonicale che tendeva a sottomettere i canonici ad una regola più severa di quella dell' 816 ed in particolare ad imporre loro la vita in comune e la povertà individuale.
La fondazione di Pébrac, che deve collocarsi intorno al 1060, si ispirava direttamente a questi principi che erano stati proclamati in particolare al concilio di Roma del 1059 e costituivano uno degli aspetti della riforma gregoriana. É per questa ragione che la biografia sottolinea il fatto che i primi canonici di Pébrac seguivano "victum apostolicum secundum edictum augustinicum, nihil habentes in hoc mundo proprium".
Questi canonici ricevettero in dono dai signori del vicinato numerose chiese, donazioni confermate in seguito dal vescovo. Queste chiese erano fonti di reddito, ma forse i canonici di Pébrac assicuravano il ministero parrocchiale in alcune di esse.
Pietro morì in età molto avanzata, un 8 settembre tra il 1080 e il 1085. Già da vivo aveva compiuto numerosi miracoli e il suo culto si affermò presto; la sua festa fu fissata al 9 settembre.
É interessante notare i procedimenti usati dai fedeli per ottenere i miracoli.
Una donna cieca riacquista la vista lavandosi gli occhi con l'acqua delle abluzioni della Messa celebrata dal Santo "aquam de manibus illius sancti hominis post consecrationem Corporis et Sanguinis Jesu Christi defluentem ".
Presso la sua tomba si veniva soprattutto a sollecitare la guarigione dalle febbri. Un malato trattenuto in casa dalla febbre, manda un messaggero per riportargli "exiguum de vino quo sacerdotis tumulus superfundebatur".
Nel sec. XVII altri racconti di miracoli fanno menzione del rito della incubazione: malati di febbri riottengono la salute dopo aver dormito una notte presso la tomba del Santo.
Il suo culto, dunque, era in quell'epoca ancor vivo.

(Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - San Pietro di Chavanon, pregate per noi.

*Beato Segismundo Segalés Vilà - Religioso e Martire (8 Settembre)
Schede dei Gruppi a cui appartiene:
"Beati Martiri Spagnoli Figli della Sacra Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe" - Senza data (Celebrazioni singole)
"Beati 522 Martiri Spagnoli" Beatificati nel 2013 - Senza data (Celebrazioni singole)
"Santi, Beati e Servi di Dio Martiri nella Guerra di Spagna" Vittime della persecuzione religiosa - Senza Data (Celebrazioni singole)
Insegnante di scuola materna alla scuola di Gesù, Maria e Giuseppe a Barcellona. La classe del fratello era un'oasi di pace e di gioia.
E sempre avuto fiori, uccelli, pesci e una scimmia, che era l’assistente della classe. Era sempre allegro e di buon umore, nonostante il cancro che rodeva il collo e lo fece passare dei momenti molto difficili.
Si assunse la responsabilità di salvare i resti di San José Manyanet con l'aiuto di due suoi parenti.
Non temere la morte, ma solo per cadere nelle mani della milizia, che spesso era indelicata. Rifugiati a Malla e a Calldetenes è stato arrestato e ucciso sulla strada da Vic a Manresa, presso Múnter, l'8 Settembre 1936.
I suoi resti giaceva nel cimitero parrocchiale di Munter fino al 2007 furono trasferite nella cappella nel cimitero parrocchiale di San José Manyanet di Barcellona.

(Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Beato Segismundo Segalés Vilà, pregate per noi.

*Beata Serafina Sforza (Sveva Feltria) - Clarissa (8 Settembre)
Urbino, 1434 - Pesaro, 8 settembre 1478
Martirologio Romano:
A Pesaro, Beata Serafina Sforza, che affrontò nella vita coniugale molte avversità e, rimasta vedova, trascorse in grande umiltà i restanti anni della sua vita seguendo la regola di Santa Chiara.
Scorrendo le alterne vicende della vita della Beata Serafina Sforza, si evidenzia soprattutto un’ampia panoramica partecipativa della nobiltà italiana del Quattrocento, tante sono le Casate e dinastie coinvolte.
Sveva Feltria, appartenne all’illustre famiglia dei conti di Montefeltro, signori di Urbino dal 1234 al 1508 e che proprio negli anni in cui visse Sveva, divenne ducato sotto il fratello Oddantonio (1443). Nacque ad Urbino nella prima metà del 1434, ultima dei figli di Guidantonio e di Caterina Colonna nipote di Papa Martino V.
Divenne orfana della madre nel 1438 e del padre nel 1443, essendo una bambina di nove anni, rimase per qualche tempo ad Urbino, prima sotto la tutela del fratello Oddantonio e poi dopo la tragica morte di questi, ucciso nel 1444 in una congiura, del fratello Federico di Montefeltro (1422-1482), celebre condottiero e mecenate dell’arte.
Nel marzo 1446 a 12 anni, lasciò Urbino, andando a vivere per più di un anno a Roma, presso lo zio materno cardinale Prospero Colonna, della celebre famiglia patrizia romana.
Lo zio, secondo gli usi del tempo, trattò il matrimonio della giovanissima nipote, con il quarantenne Alessandro Sforza, signore di Pesaro, che Sveva sposò per procura il 9 gennaio 1448, raggiungendolo solo il 1° settembre successivo.
Ma ben presto Sveva Feltria Sforza rimase sola; per gli impegni militari del marito chiamato nella guerra di Lombardia, a sostenere il fratello Francesco I Sforza (1401-1466) nella conquista del ducato di Milano, possesso poi riconosciutagli con la pace di Lodi del 1454.
Sveva, in sua assenza fu impegnata nei doveri dello Stato a Pesaro, assistita dalla zia Vittoria Colonna, dalla cugina Elisabetta Malatesta dei signori di Rimini, e inoltre nell’educazione dei figliastri Battista e Costanzo Sforza, figli di suo marito e della defunta prima moglie, Costanza Varano dei signori di Camerino.
La lunga lontananza e l’incuria del maturo consorte, impegnato solo nelle guerre e dedito ai facili amori, misero a dura prova i sentimenti e la fedeltà coniugale di Sveva.
Probabilmente cedette alle lusinghe di un cortigiano, per cui fu accusata di adulterio dal marito Alessandro Sforza, nel contempo fu incolpata anche di tentato avvelenamento del marito e di tramare contro di lui con la connivenza della zia Vittoria Colonna, dietro istigazione di Sigismondo Malatesta (1417-1468), al quale si cercava di restituire la signoria di Pesaro.
A parte le accuse formulate ingiustamente contro la moglie, Alessandro sempre più deciso di
sbarazzarsene, tentò varie volte di avvelenarla e una notte cercò persino di strangolarla; soliti intrighi e delitti di corte, di cui sono pieni i resoconti storici della vita e delle successioni nelle varie corti europee, specie del Medioevo e secoli successivi.
Nonostante le difese dei parenti, l’infelice Sveva fu costretta dal marito e dal cognato Francesco duca di Milano, ad entrare fra le Clarisse del monastero “Corpus Christi” di Pesaro, dove dopo aver ottenuta la necessaria dispensa da Papa Callisto III, fece la sua professione religiosa alla fine di agosto del 1457, prendendo il nome di suor Serafina.
Ritirarsi oppure far ritirare in un convento, era pratica abbastanza usuale fra le nobili, vedove, decadute, perseguitate, ecc., ma questo stato forzato di religiosa, fu per suor Serafina Sforza il trampolino di lancio verso una santità di vita, riscattando l’errore in cui era caduta per la giovanile inesperienza, ma ancor più a causa dell’ambiente corrotto, dove per sua sventura era capitata ancora adolescente.
Visse fra le clarisse di Pesaro 21 anni, nei quali seppe essere di esempio alle consorelle nella pratica delle virtù cristiane, nella carità, nell’umiltà e nell’assistenza agli infermi, tanto che nel 1475 a 41 anni venne eletta badessa.
Ebbe la consolazione di vedere il marito Alessandro, giungere al monastero del “Corpus Christi” per riconciliarsi con lei, riconoscendo i propri torti e tornare in seguito più volte a conversare con lei per la sua redenzione spirituale; Alessandro morì nel 1473.
Cinque anni dopo, l’8 settembre 1478, suor Serafina Sforza morì nel suo monastero di Pesaro a 44 anni, fra il cordoglio generale e pianta profondamente da tutte le clarisse, che ormai da anni la ritenevano una Santa e che presero a tributarle quel culto, che poi fu confermato solennemente da Papa Benedetto XIV il 17 luglio 1754, con il titolo di Beata.
La sua festa viene celebrata l’8 settembre.

(Autore: Antonio Borrelli – Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Beata Serafina Sforza, pregate per noi.

*San Sergio I - 84° Papa (8 Settembre)
Nato a Palermo (?) - m. 701
(Papa dal 15/12/687 al 08/09/701)
Di origine sira, fu eletto mentre altri due candidati, Teodoro e Pasqale, erano stati nominati dalle proprie fazioni.
Oppositosi alle pretese dell' imperatore Gustiniano II, fu difeso dal popolo Romano, che scacciò l'inviato dell'imperatore.

Etimologia: Sergio = che salva, custodisce, seminatore, dal latino
Martirologio Romano: A Roma presso san Pietro, deposizione di San Sergio I, Papa, che, di origine sira, si adoperò con tutte le forze per l’evangelizzazione dei Sassoni e dei Frisoni e ricompose molte controversie e discordie, preferendo morire piuttosto che approvare gli errori.
Nell’anno 688 arriva a Roma dalla Britannia il re pagano Ceadwalla, sovrano del Wessex: vuole farsi cristiano, e riceve il battesimo (con il nome di Pietro) nella basilica del Laterano dal Papa in persona, Sergio I. Un Papa nativo di Palermo, ma di famiglia siriana, che è arrivato a Roma in gioventù, diventando famoso nella Schola cantorum.
Ordinato poi sacerdote, la sua cura per le chiese ne fa un personaggio eminente nel clero.
E quando muore Papa Conone (687), viene eletto a succedergli, per un compromesso tra i sostenitori di due altri candidati, nessuno dei quali riusciva a prevalere. Su Sergio invece c’è accordo, perché è uomo di fede, di preghiera e di studio. Anche di testa dura, quando occorre.
E occorre spesso. Continuamente. Roma e buona parte dell’Italia appartengono all’impero d’Oriente (il resto è sotto il dominio dei Longobardi). E gli imperatori si considerano Isapostoli
(uguali agli apostoli), non inferiori al Pontefice romano anche in tema di fede. Papa Martino I, che non si era piegato all’imperatore d’Oriente Costante II, è stato preso a Roma e portato a morire di maltrattamenti in Crimea, nel 655.
Ora ci riprova Giustiniano II, che vorrebbe imporre a Roma e a tutti i cristiani le norme disciplinari stabilite a Costantinopoli da un Concilio di soli vescovi d’Oriente: e manda i relativi decreti all’approvazione di Papa Sergio.
Lui vede che lì dentro c’è pure l’abolizione del celibato per i preti, tra l’altro; e non approva nulla, qualunque cosa dica l’imperatore. Ma questi spedisce subito a Roma un alto dignitario, Zaccaria, per arrestare il Papa portandolo a Costantinopoli: come accadde a Martino I.
Ecco Zaccaria al Laterano dal Papa, con quell’ordine. Ed ecco pure la sorpresa: dalla Romagna e dalle Marche arrivano truppe, ma non sono quelle d’Oriente, fedeli all’imperatore: sono milizie cittadine, italiane, accorse in aiuto di Sergio.
E vi si aggiungono tanti romani, inferociti per le tassazioni imperiali. Circondano il Laterano. Venuto come cacciatore, Zaccaria si ritrova lepre in cerca di rifugio.
Infine lo scovano, "acquattato sotto il letto del Papa", scrive lo storico tedesco Gregorovius. Sergio I lo salva, lo perdona e lo rimanda a farsi strapazzare dal suo imperatore.
Pagina storica del pontificato di Sergio I è la pace religiosa da lui riportata nel patriarcato di Aquileia (Veneto, Istria e terre d’Oltralpe) spaccato per 140 anni da contrasti, anche politici, a proposito della persona e delle nature del Cristo (questione dei Tre Capitoli).
Per tutti i suoi 14 anni di pontificato, Sergio lavora con passione all’arricchimento della liturgia; si deve a lui anche l’istituzione del canto dell’Agnus Dei nella Messa. Alla morte, nel 701, viene seppellito nell’antica basilica costantiniana di San Pietro.

(Autore: Domenico Agasso - Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - San Sergio I, pregate per noi.

*San Tommaso da Villanova - Vescovo (8 Settembre)
Villanueva, Spagna, 1486 - Valencia, 8 settembre 1555
Nacque a Fuenllana, Ciudad Real (Spagna) da genitori religiosi e caritatevoli dai quali ereditò uno sviscerato amore per i poveri. Laureato in filosofia entrò nella Comunità agostiniana.
Ordinato sacerdote, fu nominato predicatore e, contro la sua volontà, fu superiore della comunità per tutta la vita.
Eletto arcivescovo di Valencia diede al proprio Ordine una dimensione vasta, inviando missionari anche in Perù.
Ispirandosi agli insegnamenti del Buon pastore, di San Paolo, e dei grandi vescovi, non volle abbandonare la sua diocesi neppure per il Concilio di Trento.
Chiamato il San Bernardo spagnolo per la sua profondità teologica sulla Vergine, soccorse i bisognosi (creò perfino un brefotrofio nel palazzo vescovile), si occupò della gioventù, difese la diocesi dalla minaccia musulmana e fondò il Collegio seminario della Presentazione.
Fu il più grande predicatore del suo tempo ma, più che con le parole, egli convinse con l'esempio della sua vita.
Fu dichiarato beato nel 1618 e Alessandro VII lo canonizzò nel 1658.
I suoi resti sono esposti nella cattedrale di Valencia. (Avvenire)

Etimologia: Tommaso = gemello, dall'ebraico
Emblema: Bastone pastorale
Martirologio Romano: A Valencia in Spagna, San Tommaso da Villanova, vescovo: eremita sotto la regola di Sant’Agostino, accettò per obbedienza l’ufficio episcopale ed eccelse, tra le altre virtù di pastore, per un amore per i poveri così ardente da dilapidare tutto per i bisognosi, senza lasciare per sé neppure un piccolo letto.
Nacque a Fuenllana, Ciudad Real (Spagna) da genitori religiosi e caritatevoli dai quali ereditò uno sviscerato amore per i poveri.
Da Villanueva de los Infantes, città dove andò a vivere la famiglia e dalla quale prenderà poi il nome, a soli quindici anni fu mandato a studiare all'Università di Alcalà dove, nel 1509, ottenne il titolo di maestro di logica, fisica e metafisica.
Per tre anni seguì il corso di teologia, interrompendolo per reggere la cattedra di logica (1512-1516).
I 15 anni di permanenza ad Alcalà imprimeranno una profonda impronta umanistica al resto della sua vita.
Nel 1516 va a Salamanca per professare nell'Ordine agostiniano.
Riceve il sacerdozio nel 1518. A 32 anni.
I superiori ben presto scoprono le sue doti.
Gli incarichi si succedono ininterrottamente: Priore di Salamanca (1519-21 e 1523-25), Visitatore della provincia di Castiglia (1525-27), Provinciale di quella andalusa (1527-29), Priore di Burgos (1531-34), Provinciale di Castiglia (1534-37), Priore di Burgos (1541-44).
Carlo V, che nutre per lui una predilezione tale da considerarlo una delle persone chiave nella riforma dei suoi regni, lo nomina suo predicatore e consigliere e, rimasta vacante la sede di Valencia (1544, lo presenta come Arcivescovo di quella città.
Valencia si trovava in una condizione spirituale deplorevole: più di un secolo senza un vescovo residente, molti chierici in situazione irregolare, moreschi agitati.
Tommaso, per prima cosa, dirige i suoi sforzi alla ricristianizzazione della diocesi. Per formare un clero capace di dare con la sua vita una testimonianza autentica, fonda il collegio-seminario della Presentazione (1550).
Convoca un sinodo e visita tutte le parrocchie, agendo con mano energica e paterna.
Tra le sue opere pastorali, due in particolare meritano di essere ricordate: l’assistenza ai poveri e l’evangelizzazione dei moreschi.
La riuscita attività in favore del gregge che gli era stato affidato e la sua erudizione fecero di lui uno degli uomini più rispettati del tempo e l’immagine del vescovo ideale.
Morì nel 1555.
Fu dichiarato Beato nel 1618 e Alessandro VII lo canonizzò nel 1658.
I suoi resti sono esposti alla venerazione dei fedeli nella cattedrale di Valencia.

(Autore: P. Bruno Silvestrini O.S.A. – Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - San Tommaso da Villanova, pregate per noi.

*Beati Tommaso Palaser, Giovanni Norton e Giovanni Talbot - Martiri (8 Settembre)
Martirologio Romano: A Durham in Inghilterra, Beati martiri Tommaso Palaser, sacerdote, Giovanni Norton e Giovanni Talbot, che, condannati a morte sotto la regina Elisabetta I, il primo per essere ritornato in Inghilterra da sacerdote, gli altri per avergli dato aiuto, patirono il supplizio del patibolo.
(Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Beati Tommaso Palaser, Giovanni Norton e Giovanni Talbot, pregate per noi.

*Altri Santi del giorno (08 Settembre)

*San
Giaculatoria - Santi tutti, pregate per noi.

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